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Le Serve di Jean Genet, un sororicidio tra le pieghe della mente umana

Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina sono le protagoniste de Le serve di Jean Genet, che ha debuttato in prima nazionale – con la regia di Giovanni Anfuso – venerdì 25 novembre al Teatro Biondo di Palermo.

le-serve_bonaiuto_mandracchia_4Le Servetitolo originale in francese Le bonnes, è il dramma in un atto dello scrittore poeta e drammaturgo francese Jean Genet. Composto, e rappresentato per la prima volta nel 1946, il testo nacque nella mente dello scrittore in una precisa forma turpe e violenta a seguito di un fatto di cronaca nera che traumatizzò non poco la società dell’epoca. Si tratta del duplice ed efferato delitto di Le Mans, in Francia nel 1933, compiuto con inaudita ferocia dalle due domestiche, nonché sorelle, Christine e Léa Papin ai danni delle loro datrici di lavoro, una madre e una figlia della buona borghesia del luogo.

Se si pensa che ad indagare sulle dinamiche e le ragioni dell’accale-serve_mandracchia_bonaiuto-2duto si prestò anche lo psichiatra e filosofo francese Jacques Lacan, si ha già una buona chiave di lettura in termini psicologici di questo dramma di Genet. Con Le Serve ci si addentra sin da subito nei meandri della mente umana, vero e proprio dedalo metafisico di ciò che i rapporti umani, talvolta quelli affettivi ben più stretti e morbosi, posso scatenare.

Le due protagoniste del dramma Solange e Claire, sorelle ed entrambe serve, sopravvivono alla loro mesta condizione trascorrendo il tempo libero in un infimo scambio di  ruolo che prevede, inoltre,  l’antropofago calarsi nelle vesti e negli atteggiamenti dell’ammirata e allo stesso tempo detestata padrona, ovvero Madame.

Relazionarsi è per le due donne una sorta di sadico gioco che, però, travalica l’idea della finzione e si tuffa nell’ossessione sociopatica del funestare gli altri per truci sentimenti di rivalsa, invidie e calcoli.

le-serve_bonaiuto_mandracchiaFinché l’illusione non prende il sopravvento, e nella selva oscura di un delirio misto a panico, lascia spazio ad un terribile delitto finale; un sordido sororicidio votato alla reciproca auto annientazione.

Il regista Giovanni Anfuso  riassume il mondo fisico e psichico delle due donne nella sontuosa camera da letto di Madame, vero e proprio gineceo di verde invidia.

Un tappeto di petali di fiori freschi ricopre il pavimento della camera ed è lontano anni luce dalla umida soffitta in cui abitano le due sorelle, sgargianti abiti d’haute Couture del armadio di Madame sono posti a confrontato con le livide livree delle due serve e  il lampadario che sovrasta la stanza è, nel design, simile ad un covo i serle-serve_mandracchia_gravina_bonaiutopi.

E’ il solo mondo possibile delle sottomesse, delle derelitte, e queste allo stesso tempo ne sono avvinte e desiderose di fuggirne. Anfuso avvinghia le due serve tra le impietose specchiere della camera di Madame, che riflettono corpi piagati e piegati, e visi ricolmi di malvagi propositi e schiacciati da funerei rimpianti.

Regia e messa in scena per quanto classiche ben si confanno alle esigenze del dramma, e ne accompagnano molto efficacemente ed altresì poeticamente la progressione – il tutto, grazie anche alle musiche evocati mistero e pateticità di Paolo Daniele.

Manuela Mandracchia e Anna Bonaiuto sono rispettivamente Claire e Solange. Di volta in volta master e slave (quasi in una forma omoerotica fetish), diverse nei caratteri preminenti della personalitá, eppure facce amareggiate di una stessa medaglia.

La Mandracchia si riconferma, per l’intensità vigorosa dell’interpretazione e la nitidezza della dizione, un attrice di prim’ordine; la Bonaiuto appare leggermente sotto tono nei primi minuti dello spettacolo salvo poi risolutamente esplodere nei consueti virtuosismi mimici e recitativi, per tutta la seconda metà dell’atto. Infine, la bella Vanessa Gravina conferisce al Le Serveruolo ben più circoscritto di Madame un’indicata Allure da Primadonna, che vive della sua realtà senza curarsi mai veramente troppo degli altri e di ciò che le gravita intorno. Sarà però, proprio questa superficialità egoista a salvarla dalla morte.

Si gode di uno spettacolo di grande pregio e fascino, in grado di deliziare, coinvolgere, e stimolare la riflessione d’ogni genere di pubblico. Le Serve replicherà ancora il 26, 27,29,30 novembre e l’1, 2, 3 e 4 dicembre.

La traduzione del testo è di Gioia Costa, scene di Alessandro Chiti, costumi di Lucia Mariani. E’ una produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro e Società / Teatro Stabile di Catania.

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

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