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Patrizia Gariffo, giornalista, pubblica il suo primo romanzo. “La realizzazione dei miei sogni, oltre la disabilità”

Il sogno della vita che si realizza, malgrado le difficoltà di un’atrofia muscolare spinale. Patrizia Gariffo, giornalista palermitana, diventa scrittrice con il suo romanzo d’esordio “Messi vicini per caso” e racconta come superare le avversità  senza rinunciare alle proprie aspirazioni

Realizzare i propri sogni, anche quando la vita impone privazioni ed ostacoli che sembrano insormontabili. I desideri di bambina della palermitana Patrizia Gariffo si concentrano nella scrittura e nel desiderio di diventare una brava giornalista, malgrado l’atrofia muscolare spinale le impedisca di camminare, muoversi liberamente e di essere totalmente indipendente.

patrizia gariffoEd è così che la scrittura abbatte gli ostacoli fisici, dando libero sfogo alla passione. A 25 anni una laurea in lettere con lode, a 28 il tesserino da giornalista pubblicista. Da lì in poi, tanti successi e gratificazioni che, però non le fanno dimenticare il sogno di diventare scrittrice.

“Messi vicino per caso”(edito dalla LFA Publisher)  è il romanzo con il quale Patrizia Gariffo consacra la sua tenacia. Tra Roma, Milano, Parigi, Ibiza, la Sicilia e New York s’intrecciano le storie di Andrea e Stella, due ragazzi con un passato che pesa sulle loro vite e tormenta il loro presente. E’ una storia scritta di getto, con la naturalezza di chi inizia a scrivere lasciandosi trasportare dall’istinto, senza prevedere sin dall’inizio quale finale cucire addosso ai protagonisti. Ne abbiamo parlato con la scrittrice.

Patrizia Gariffo, da giornalista a scrittrice con il tuo libro d’esordio “Messi vicini per caso”. Cosa ti ha spinto a fare questo passo?

«In realtà io ho sempre avuto in mente di scrivere un libro. Avevo ed ho tante storie in testa, ma non ho mai avuto il tempo di metterle nero su bianco. O, forse, non ho mai avuto il “coraggio” di provarci. Poi, qualche mese fa, in un momento un po’ strano in cui avevo voglia di fare cose nuove, cose che avevo sempre desiderato fare ma che rimandavo sempre, ho deciso di rallentare un po’ il mio lavoro e di dedicarmi alle mie storie. “Messi vicini per caso” è nato quasi per caso, quindi, ed è stato scritto di getto. La parte “light” (come la chiamo io) l’ho scritta in meno di due mesi. Poi, grazie anche a qualche consiglio di chi lo ha letto, ho realizzato una seconda stesura: più “sostanziosa”, dove ho dato maggiore spessore ai personaggi e alle loro storie.»

 Cos’ha ispirato la scelta di questo titolo?

«Come ho scritto anche sulla mia pagina Facebookquesto titolo era stato pensato per un’altra storia che avevo cominciato a scrivere prima di questa, ma che ho momentaneamente messo da parte, perchè non ha ancora una conclusione. Così, quando ho finito “Messi vicini per caso”, ho ripensato a questo titolo e mi è sembrato perfetto per la storia di Andrea, Stella e tutti gli altri protagonisti del romanzo. Perchè ognuno di loro si è ritrovato “messo vicino all’altro per caso”. E, poi, per chi non se ne fosse accorto (credo pochi) questo titolo è anche il verso di una bellissima canzone di Pino Daniele, “Resta cu’mmè”. »

Tanti protagonisti dalle mille sfaccettature, ognuno con storie diverse che s’intrecciano in modo sorprendente. C’è qualche personaggio del tuo libro verso il quale senti una particolare affinità o, semplicemente, rivedi te stessa e\o persone a te care?

«Dentro il romanzo, ogni personaggio ha qualcosa di me o delle persone che, nel bene e nel male, sono state e patrizia gariffosono importanti per me. Senza, però, per questo essere in alcun modo autobiografico. In Stella, la protagonista, rivedo delle “manie” che ho io: dalla cura esagerata per il look alla passione per il fucsia, dall’imbarazzo che prova davanti a chi le dice cose belle alla voglia di non “fissarsi” sulle cose brutte. Ma c’è anche la nonna di Andrea che gli prepara il pane fritto, come faceva la mia o, ancora, la forza e la determinazione, a volte incomprensibile, di Carla, che mi ricorda alcune donne della mia famiglia. Donne caparbie, forti e che hanno cambiato, alcune in meglio altre un po’ meno, il destino delle loro famiglie. Insomma, in ogni protagonista c’è un pizzico di qualcuno che è stato ed è vicino a me. Magari leggendo “Messi vicini per caso” si riconosceranno. E, poi, ci sono il sole, la Sicilia con i suoi paesini di mare e le famiglie che ti avvolgono e ti coccolano.»

Tra le tante emozioni che un libro può suscitare, quale sarebbe quella che speri possa essere la più sentita dai tuoi lettori?

«Onestamente non saprei dirti. Io ho scritto il libro che avrei voluto leggere io: una storia coinvolgente, scritta con semplicità, che non si perda in descrizioni e racconti “di contorno” inutili e che ispiri la voglia di leggerla, perchè si vuole vedere come va a finire. Tutte le persone che lo hanno letto, finora, mi hanno detto di avere provato queste sensazioni, quindi forse ci sono riuscita. Speriamo.»

Non hai mai nascosto di possedere una disabilità che limita il normale svolgimento della vita quotidiana, eppure ti sei laureata con successo e sei diventata giornalista. Esiste, secondo te, un atteggiamento che aiuta a superare le difficoltà della vita e a raggiungere i propri traguardi con soddisfazione? Qual è stato il tuo approccio verso queste difficoltà?

«Bè, anche se avessi voluto, non avrei potuto nasconderla. A parte la battuta, ovviamente non sto a dirti che “volere è potere” o altre banalità del genere, perchè le difficoltà ci sono e ci saranno sempre. Non sto neanche a dirti che la disabilità non è un limite, perchè non è vero, è un limite soprattutto quando gli altri ti rendono la vita più complicata di quanto già non lo sia. Ma io dico semplicemente che questa è la mia vita e non posso cambiarla. Così ho due scelte o mi butto giù o vado avanti ed io scelgo ogni giorno la seconda possibilità. Mi viene in mente sempre Rossella O’Hara che, nell’ultima scena di “Via col vento”, dice “Domani è un altro giorno” ed io penso sempre questo. Se oggi qualcosa non va, domani potrebbe andare meglio e dopodomani ancora di più. Non può essere sempre tutto nero, in un attimo tutto può cambiare e io non mi voglio perdere l’occasione di vedere questo cambiamento. Così lavoro e cerco di realizzare i miei sogni, come probabilmente avrei fatto se fossi stata sana comunque. Credo che il mio carattere sarebbe stato sempre questo.»

Hai avvertito mai la sensazione che la tua condizione fisica potesse rappresentare per gli altri (ad es. colleghi, datori di lavoro ecc) un ostacolo nello svolgimento di una professione articolata come quella del giornalista?

«In realtà non ho mai avvertito questa sensazione. E’, naturale, che data la mia condizione non mi vengano affidati incarichi per cui devo andare in giro o seguire “dal vivo” eventi. Questa cosa non la vivo negativamente, ma la trovo normale. Quello che, invece, non sopporto è quando c’è qualcuno che “sporca” i miei successi dicendo apertamente, o pensandolo solamente, che li ho ottenuti “grazie” alla mia condizione. E’ una cosa che trovo indegna, perchè chi lo afferma vuole trovare un alibi ai suoi insuccessi e alle sue incapacità e lo fa infangando quello che fanno gli altri. Purtroppo è, ormai, una tendenza frequente e non riguarda solo chi, come me, ha una disabilità, ma chiunque riesca a realizzare qualcosa di bello nella sua vita. Ed molto triste non gioire dei successi altrui, quando sono meritati e frutto di un duro lavoro.»

Il tuo libro “Messi vicini per caso” è la dimostrazione che i grandi sogni, anche quelli più nascosti possono essere realizzati. Chi ti ha supportato durante questo percorso?

«Mi hanno supportato (e sopportato) in primis i miei genitori e mia sorella, che mi hanno sempre trattata come se non avessi alcun “problema”. Da me si sono sempre aspettati e hanno preteso il meglio: andare bene a scuola, raggiungere dei traguardi, nulla mi era mai dovuto, ma dovevo meritarlo, come tutti gli altri. Non si sono mai arresi e, nei pochi momenti in cui l’ho fatto io, mi hanno dato la “scossa”, anche con durezza, affinchè andassi avanti e non mollassi. Questo è stato fondamentale per me, per diventare quello che sono oggi. Avere una sorella, inoltre, è stato molto importante perchè è una parte di te e confrontarsi, fin da piccola, con una persona “sana” ti fa comprendere che non ti meriti di più o sei “speciale” perchè hai una disabilità, ma come lei hai dei doveri da cui non sei esente e devi lottare e lavorare per ottenere ciò che desideri. Ed, infine, ci sono i cugini, i compagni di scuola e gli amici, tutti meravigliosi e presenti. Ma non voglio dimenticare neanche me stessa, nel senso che anche il mio carattere mi ha aiutato ad essere così.»

 Hai mai avuto dei blocchi creativi o delle difficoltà che ti hanno portato a pensare per un istante di mollare la tua carriera da scrittrice? Se sì, come hai reagito e su cosa hai lavorato maggiormente per superare l’empasse?

«Fortunatamente no. Scrivere mi è sempre venuto naturale, è come se non foss io io a scrivere…ma sono al primo libro, mi auguro continui così.»

Quali sono i tuoi progetti nell’immediato e nel futuro? Scriveresti un altro libro?

«Innanzitutto mi piacerebbe che le persone amassero “Messi vicini per caso” come l’ho amato io, ma questo è un desiderio e non un progetto. I progetti, invece, sono sempre legati alla scrittura, quindi continuare il mio lavoro di giornalista e scrivere un’altra storia, che già da qualche giorno ho in mente. Poi mi piacerebbe aprire un blog, ma chissà…”domani è un altro giorno”, vedremo cosa accadrà.»

 

Sabrina Gottuso

Classe '86, web content e social media strategist. Appena ventenne ho iniziato a lavorare per diverse testate giornalistiche on-line e cartacee, tra le quali il Giornale di Sicilia. Su Verve Magazine racconto la mia passione per la moda, per il lifestyle e do spazio alle storie più sorprendenti.

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