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A Modern Family, una commedia “arcobaleno”

Commedia divertente su una coppia omosessuale ai ferri corti che lavora per la tv, A Modern Family si arena sui cliché. Promossi i protagonisti.

Ideal Home, USA, 2018  di Andrew Fleming con Steve Coogan, Paul Rudd, Jack Gore, Jake McDorman, Alison Pill, Lora Martinez-Cunningham, Kate Walsh, Evan Bittencourt

Come se il delirio dei titoli sostituiti in fase di distribuzione non fosse sufficiente, questo Ideal Home (così suona in originale) si avvale pure di una tagline (tanto italiana quanto americana) fuorviante: gli eccellenti – da soli varrebbero il prezzo del biglietto – Steve Coogan e Paul Rudd, nella finzione debordante presentatore britannico di una trasmissione culinaria e suo spazientito produttore che formano un’inacidita coppia gay (certi battibecchi sono esilaranti), non sono esattamente i padri adottivi del piccolo Jack Gore, decenne che è in realtà il nipote del primo (l’inaffidabile vero genitore Jake McDorman è stato inevitabilmente incarcerato), ma finiscono, tra errori e squilibri, per farne le veci. E ne scoprono le soddisfazioni, oltre a riconciliarsi.

Una commedia manifestamente a favore delle cosiddette famiglie arcobaleno (doppiamente richiamate dall’ultima battuta e dalle fotografie sugli end credits) che costruisce due credibili personaggi principali però trascura eccessivamente il ragazzino, sbalzato senza eccessiva convinzione del regista/sceneggiatore Fleming (i cui relativi successi Amici per gioco, amici per sesso, Giovani streghe, Matrimonio impossibile sono lontani) da un umore all’altro.

L’unico reale guaio per un film che, non tralasciando qualche contrasto legato al diverso modus vivendi di ospiti (residenti in una lussuosa villa di Santa Fe) e bambino, invita finalmente con leggerezza ad allargare le vedute è la presenza di alcune superflue e stereotipate volgarità, soprattutto verbali.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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