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Uscite al cinema del 28 giugno 2018

Intrattenimento puro, rivisitazioni, rovelli interiori, focolai non così accoglienti. Le uscite al cinema questa settimana propongono questo e qualcosa in più.

Crimini e colpe questa settimana al cinema. E si aggiunge qualche bizzarria familiare.

Un paio di titoli, Papillon e Hurricane – Allerta uragano, sono in sala già da mercoledì 27. Uno, diretto da Michael Noer, è un remake con Charlie Hunnam e Rami Malek, individui di carattere opposto (un duro e un debole) che si spalleggiano nel tentativo di evadere dall’isola in cui sono detenuti; l’altro, orchestrato da Rob Cohen, è un film di genere catastrofico su un meteorologo (Toby Kebbell), suo fratello (Ryan Kwanten) e un’agente del tesoro (Maggie Grace) alle prese con una tempesta devastante e con dei rapinatori che approfittano del conseguente caos.

Pure ne La truffa del secolo – di Olivier Marchal con Benoît Magimel, Laura Smet, Gérard Depardieu – si parla di malfattori, ma finanziari: un imprenditore alla canna del gas elude le tasse grazie a una falla normativa sul carbone. Il cardiochirurgo Colin Farrell ne Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos affronta tormenti diversi: sposato con l’oculista Nicole Kidman e padre di due figli, accoglie il giovane Barry Keoghan, che però porta con sé un inquietante segreto. Bestia differente, atmosfere similmente sinistre ne La guerra del maiale, protagonista Victor Laplace. In un conflitto generazionale David Maria Putorti racconta l’egoismo e la prepotenza dell’uomo.

Si discute aspramente anche ne L’albero del vicino, per la regia di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson, con Steinþór Hróar Steinþórsson buttato fuori di casa dalla moglie e tornato dai genitori, che sono nel bel mezzo di una lite “territoriale”. Apparentemente più tranquilla la situazione di Charlize Theron, madre spossata di tre figli (uno dei quali ancora in fasce) in Tully, che poi è il nome della stramba, provvidenziale babysitter (Mackenzie Davis) che le viene in soccorso. Al megafono Jason Reitman.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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