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Camilla e la sua lotta contro il cancro. Spopola sul web “La ragazza con il turbante”

La ragazza con il turbante

 

“La prima volta che ho indossato il turbante dovevo e, soprattutto, volevo andare ad una festa di laurea e non volevo rinunciarci.
Era estate, indossai un vestito nero lungo, avevo appena comprato la stoffa con la quale facevo i miei turbanti, scelsi la stoffa grigia (che divenne la mia preferita) e la feci diventare un turbante, il primo.
Uscire di casa quel giorno fu molto complicato, lo ammetto, e fu ancora più complicato entrare nel locale della festa.
Ero con Pier Paolo e una coppia di amici, mi fermai sulla porta e iniziai a piangere.”

Si chiama Camilla Colorito, ha 26 anni ed è un’infermiera sarda del reparto di Terapia intensiva neonatale.  Lo scorso giugno, sistemandosi il triangolo del bikini, avverte una strana formazione al seno che, dopo i dovuti controlli specialistici effettuati repentinamente, si rivela essere un cancro al seno di tipo metastatico. Dopo venti giorni inizia il 1° ciclo di “veleno”, così chiama la chemioterapia, un percorso duro che l’ha accompagnata fino a pochi giorni fa nel primo step di aggressione contro questo scomodo inquilino chiamato tumore.
Un macigno troppo grande da sopportare per una giovane donna , realizzata professionalmente e in procinto di andare a convivere con il suo Pier Paolo, non ha, tuttavia, frenato la sua voglia di vivere e di superare questo ostacolo traendo quanto di buono potesse regalarle quest’esperienza.
Così, spinta dalle amiche, decide di aprire un blog intitolato “La ragazza con il turbante” , nome ispirato all’accessorio che ha sostituito la sua lunga chioma bionda, uno spazio in cui esorcizzare le sue paure e per parlare senza filtri di cancro.
Migliaia e migliaia di followers seguono ormai da mesi i suoi post sul blog e su Facebook, contribuendo alla lotta per la vita di Camilla e di tutti coloro che sono affetti da patologie oncologiche.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con lei per sapere di più della sua storia, del suo blog e della sua campagna di sensibilizzazione.

Camilla, il tuo blog è seguitissimo, così come la tua pagina Fb che conta più di 10.000 iscritti. Ti saresti mai aspettata così tanto supporto? Cosa ti ha spinto ad accettare la proposta delle tue amiche di aprire questo spazio di confronto?

<< No, non mi aspettavo tutto questo!!10000 mi piace sono veramente tanti! Sono felice perché come hai detto tu per me questo è un supporto e tutto questo sostegno da una carica incredibile, mi spinge ad affrontare la malattia con ancora più forza!
Per il primo giorno di chemioterapia Clelia, una mia amica, mi ha regalato un quadernino e una penna dicendomi di scrivere e di disegnare tutto ciò che mi passava per la testa e quel giorno il mio oncologo,che vide il quadernino, disse che era un regalo fantastico perché avrei potuto scrivere qualcosa su questa “nuova vita”.
Non iniziai subito a scrivere ma quelle parole risuonavano nella mia testa e i miei amici continuavano a dirmi che sarebbe stata una bella idea aprire un blog e mi decisi. Più scrivevo più mi sentivo bene; scrivere della mia malattia penso che sia una terapia molto efficace e siccome mi farà compagnia per un po’ è meglio averla come amica!! Continuavano anche a dirmi che il mio modo di affrontare il cancro avrebbe potuto far bene anche ad altri turbantizzati come me e ci ho voluto credere così ho pensato davvero che fosse un’ottima idea aprire un blog e più scrivevo più ricevevo messaggi di supporto e di approvazione quindi posso dire che sono molto felice di averlo fatto!>>

Tu sei un’infermiera, il tuo lavoro ti mette giornalmente a contatto con la sofferenza altrui. Cosa si prova a stare dalla parte del paziente? Come si affronta il dolore proprio?
<< Posso dire che il mio lavoro mi ha aiutata tanto ad “interpretare” la parte del paziente perché durante la mia esperienza lavorativa ho incontrato tante persone che hanno affrontato e lottato contro la malattia e ho imparato tanto da loro, persone che mi sono rimaste nel cuore per il loro modo di reagire, che mi facevano tornare a casa esausta dopo un turno di lavoro massacrante ma felice per aver assistito al loro modo di vedere il mondo nonostante quello che la vita gli avesse offerto! Devo tanto alla mia professione che penso sia una delle professioni più belle per ciò che riesce a trasmetterti nonostante la sofferenza sia all’ordine del giorno.
Il dolore proprio si affronta per se stessi e per tutte le persone che ci stanno affianco, che ci amano e che ci aiutano. Si lotta contro il dolore ma fa parte di noi e bisogna fargli fare il suo ingrato lavoro e con il dolore arriviamo quasi a conviverci giorno per giorno cercando, però, di continuare a vivere al meglio la vita. >>

Spesso, familiari o amici tendono ad esagerare nel prestare attenzioni verso il paziente oncologico; oppure, al contrario, molti spariscono nel nulla. C’è un modo che ritieni “giusto” per stare vicino a chi deve affrontare la battaglia contro il cancro?
<< Non penso ci sia un modo universale giusto o sbagliato perché ognuno di noi ha dei bisogni diversi. Io le mie necessità le ho fatte capire sin da subito, volevo che continuassero a comportarsi nel modo più normale possibile, non volevo che provassero pena per me e ho bandito i pianti (tranne quelli di gioia ovviamente).
C’è da dire che sono molto fortunata perchè ho un fidanzato, degli amici e una famiglia meravigliosa con me che non hanno avuto bisogno di molte lezioni… Mi sono rimasti sempre affianco continuando a trattarmi come la Camilla di sempre ma viziandomi un po’ a dirla tutta ,che non guasta mai!!>>

Il cancro è ancora un tabù?
<< Come dicevo prima siamo tutti molti diversi e ci sono, di conseguenza, una miriade di modi per reagire alla malattia, in questo caso al cancro!! Prima si chiamava il grande male, non lo si nominava neanche quasi per paura che fosse contagioso anche solo chiamandolo con il suo nome!! Io ne parlo liberamente, lo chiamo con il suo nome però c’è ancora qualcuno che non la pensa come me e che di sicuro non condivide il mio modo di esorcizzarlo, il mio modo di continuare a vivere la mia vita il più normalmente possibile. In questi giorni mi hanno mandato una marea di foto straordinarie di persone altrettanto straordinarie che si sono turbantizzate per me e penso e spero che sia un modo per togliere il cancro dalla lista dei tabù.>>

Lavorando in ospedale, sicuramente, la parola cancro non ti era sconosciuta. Prima della diagnosi , sei mai stata attenta alla prevenzione? Hai mai pensato: “E se succedesse a me?”
<< Il cancro è sempre stata una parola molto conosciuta per me soprattutto quando lavoravo in chirurgia ma anche perché purtroppo si è presentato nella mia famiglia.
Ho sempre pensato che la prevenzione fosse fondamentale ma io non ho mai fatto controlli mirati vista la giovane età e l’assenza di familiarità di tumore al seno e onestamente non ho mai pensato all’eventualità di potermi ammalare di cancro ma non perché mi sentissi intoccabile e invincibile ma perché ritengo che non si possa passare la vita a pensare a tutto quello che può succederci, se mi fossi fermata a pensare a tutte la possibili malattie o a tutto quello che succede intorno a noi non sarei più uscita di casa!!!>>

Hai appena finito l’ultimo ciclo di chemio, quali sono i tuoi progetti adesso? Qual è la prima cosa che vorresti tornare a fare?
<< Ho finito con la chemio ma devo continuare con una terapia di mantenimento che non so quanto durerà (ma diciamo che diventerò, forse, un’abituè dell’oncologia) e devo ancora capire quali saranno le prossime mosse per una mia tanto desiderata ma difficile chirurgia quindi i miei progetti sono quelli di proseguire la mia battaglia e tornare alla mia vita di prima con un bagaglio di sicuro molto pesante ma senza dubbio molto importante. >>

Fonte immagini La ragazza con il turbante

Per sostenere Camilla e la sua lotta, iscrivetevi alla sua pagina Facebook:  https://www.facebook.com/laragazzaconilturbante/timeline

Per seguire il suo blog: https://laragazzaconilturbante.wordpress.com/

Verve ringrazia Camilla per la dolcezza e la disponibilità e s’impegna con i propri lettori a portare avanti una campagna di sensibilizzazione contro il cancro con numerose iniziative in fase di progettazione.

Sabrina Gottuso

Classe '86, web content e social media strategist. Appena ventenne ho iniziato a lavorare per diverse testate giornalistiche on-line e cartacee, tra le quali il Giornale di Sicilia. Su Verve Magazine racconto la mia passione per la moda, per il lifestyle e do spazio alle storie più sorprendenti.

1 Commento

  1. Ho sempre più difficoltà a capire la giustificazione di un male alla quale e per quanto possa infastidire il mio dire non se ne verrà mai a capo e non vorranno mai venirne fuori con una vera cura! Lo chiama veleno perchè di veleno si tratta ed il veleno come appunto si sa non può di certo far bene e mi dispiace dirlo non cura! Ad oggi si continua a credere che il punto cardine sia la terapia e che sia questa l’unica vera arma quando invece l’unica cosa che può salvare la vita è l’ottima riuscita dell’intervento chirurgico. Non credo che ci sia uno solo caso ” ed è facile grazie a pubblicazioni scientifiche” dimostrare che esistono casi di guarigione con la sola chemio, ma allora cosa ha di miracoloso questa terapia continuo a chiedermi! Ciò che rende davvero pericoloso quando si scopre di avere un carcinoma è il panico che esso genera. Ci si affida alle terapie ufficiali senza aver nemmeno voglia di informarsi non solo sulla esistenza di altri rimedi che la medicina tradizionale non accetta e che ad oggi continua a riportare enormi successi ma ci si scaglia contro e non se ne vuole proprio sentir parlare.Esistono documenti e varie denunzie che dimostrano l’inquinamento delle case farmaceutiche sulla ricerca. Ebbene si, per quanto stupido possa sembrarlo dirlo e ripeterlo siamo vittime di questo sistema. Ad oggi esiste un crescendo di ammalati ed è proprio per questo che tutti dovremmo cogliere quante più informazioni,affinché, se per un assurdo volere del destino un giorno dovessimo essere colpiti anche noi ” cosa non del tutto impossibile, di un male tutt’altro che raro e che si ritrova almeno un caso in ogni famiglia , quanto meno abbiamo le idee chiare sul da farsi.. La mobilitazione deve andare verso la possibilità di aver nel servizio sanitario altri tipi di cure ed invece per via della disinformazione e per il movimento di inerzia della società si lotta per andare contro corrente come ad esempio il voler a tutti i costi le breast unit che io reputo centri di avvelenamento anzi che, come ho già scritto, avere la possibilità di potersi curare con altri metodi. Porto esempi di donne che ho conosciuto ma che al di la di tutto mi è sempre stato difficile far capire. La mentalità dell’italiano si basa sull’informazione televisiva ed è questo il grosso male. Veronesi e la sua quadrantectomia, in fine di cosa si tratta, del più evidente e fallimentare metodo chirurgico mutilante e traumatico! All’arrivo del post operatorio, accorgendosi di non essere abbastanza distanti dal tessuto sano li operano. Ho conosciuto tante donne con questo tipo di intervento che, per quanto triste dirlo, ritornavano con recidive ed addirittura altre che alla fine della terapia ormonale nel caso li fosse stato indicato farla, presentavano anch’esse recidiva mesi dopo averla terminata. Se avessero davvero un mezzo medico per la cura dei tumori ci sarebbe davvero la necessità della chirurgia oncologica? La mobilitazione deve andare verso il BASTA!!! Niente più chemio sono cure alternative. Sulla banca dati mondiale ci sono le pubblicazioni delle persone in completa remissione senza nemmeno l’intervento chirurgico, non sono frottole e non è fantasia ma la cosa triste e che terapie di questo tipo sono a carico del paziente e le può fare solo chi riesce a permetterselo. Se tutti volessero curarsi e lo volessero davvero con questi metodi e l’informazione si propagasse in ogni dove a questo punto i farmaci tradizionali cambierebbero e diventerebbero meno invasivi, meno pericolosi ed efficaci. Non è segreto che la chemio sia cancerogena e qualsiasi oncologo serio e sincero non lo negherebbe, ma come si può curare un male con un qualcosa che gli spiana la strada? Sono più che sicuro che questa ragazza ne uscirà ma nella maniera peggiore. Gli daranno probabilmente chemio per rendere la massa operabile e probabilmente subirà una mastectomia bilaterale ora no ho letto tutto ma va sempre così! Diciamo basta una volta per tutte a questi metodi indottrinati ed a medici allevati a non sentir altra ragione che la loro!!!

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