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Grandi Sche(r)mi – Uscite del 28 aprile 2016

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Conflitti ed espiazioni nei film in arrivo. Esploriamoli.

Pochi titoli allegri. Uno è il francese Benvenuti… ma non troppo di Alexandra Leclère con Viard, Balasko e Chesnais: s’ipotizza che il gelo invernale obblighi per legge a ospitare i senzatetto. C’è poi La coppia dei campioni (di Giulio Base), formata da Boldi e Tortora, vincitori di due biglietti per la finale della Champions League; tipi opposti costretti a viaggiare insieme, anche quando si atterra in Slovenia per un problema. Oltre che con il cartoon di Callan Brunker Fuga dal pianeta Terra (su un esploratore intergalattico che avventatamente risponde a un S.O.S.), si sorride pure con la Winslet in The Dressmaker – Il diavolo è tornato di Jocelyn Moorhouse (con Hemsworth e Weaving), cinico rientro di una stilista nel suo villaggio australiano negli anni ’50. Atmosfera più seria per il regista Gus Van Sant ne La foresta dei sogni (attraversata dagli sconvolti Watanabe e McConaughey, mentre Watts aspetta quest’ultimo), così come nel documentario di Patricio Guzmán La memoria dell’acqua, che nei mari e nei fiumi cileni trova tracce di violenze coloniali e dittatoriali. Ricordi di guerra in Sole alto di Dalibor Matanić (con Tihana Lazović), excursus amoroso nei tormentati Balcani lungo tre decenni, e ne Lo Stato contro Fritz Bauer di Lars Kraume, con Burghart Klaußner nella parte del procuratore tedesco che volle stanare Eichmann. Si svolge prima della rivoluzione tunisina Appena apro gli occhi – Canto per la libertà di Leyla Bouzid, dove la giovane Baya Medhaffer s’impegna per il suo Paese. Genere musicale diverso ma simile spirito contestatore in Zeta di Cosimo Alemà, con Diego Germini in veste di rapper periferico. Lotta differente ingaggiano Mary Elizabeth Winstead, John Goodman e John Gallagher Jr. in 10 Cloverfield Lane di Dan Trachtenberg: stipati in un bunker perché fuori – forse – l’aria è irrespirabile.

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Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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