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Beata ignoranza, visto e recensito per voi

Beata ignoranza svetta nella classifica dei film più visti della settimana. La commedia “sociale” di Massimiliano Bruno è una vera e propria “scommessa”

Italia, 2017  di Massimiliano Bruno con Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Teresa Romagnoli, Valeria Bilello, Carolina Crescentini, Luca Angeletti, Emanuela Fanelli, Giuseppe Ragone

Bruno è un cineasta su cui si può contare (abbastanza). Forte della riuscita svolta drammatica de Gli ultimi saranno ultimi, torna alla commedia beata ignoranza“sociale”, affiancando due attori con cui aveva lavorato, gli inappuntabili Giallini e Gassmann (già litigiosa accoppiata sintonica in Tutta colpa di Freud e Se Dio Vuole).

Alla sceneggiatura, scritta dal regista (che, oltre a tenere per sé un piccolo ruolo, continua ad affidarsi a solidi caratteristi come Michela Andreozzi e Pietro De Silva) insieme a Herbert Simone Paragnani e Gianni Corsi, andrebbe giusto imputata una certa tendenza alla divagazione (la coabitazione forzata dei protagonisti, qualche scena con i tecno-dipendenti), che nel complesso non è così grave.

Mettendo a confronto due antitetici professori – uno meticoloso d’italiano, l’altro approssimativo di matematica – che per giunta in gioventù furono rivali in amore e ora si sfidano sul terreno della tecnologia (uno ne fa tranquillamente a meno, l’altro non può vivere senza: si scambiano le abitudini), il film non manca di divertire, tra paradossi e notazioni di costume, azzeccando irresistibili soluzioni narrative (i due insegnanti si raccontano ironicamente a vicenda, pur non conoscendosi più) e scontornate figure secondarie, dai coinquilini fumati Giuseppe Ragone e Malvina Ruggiano agli aiuto-documentaristi Luca Angeletti ed Emanuela Fanelli (strepitosa!). In più ci è offerto un esordio notevole: nella parte della figlia (di chi?) che – per progetto – immortala la tenzone, Teresa Romagnoli promette tanto.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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