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Recensione: Irrational Man

 id., USA, 2015  di Woody Allen con Joaquin Phoenix, Emma Stone, Parker Posey, Jamie Blackley, Betsy Aidem, Ethan Phillips, Sophie von Haselberg, Tom Kemp

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Quanti film di Allen allignano in Irrational Man? Parecchi. Match Point, anzitutto, non foss’altro per la chiamata in causa di Dostoevskij. Poi c’è il suo parente più stretto, Sogni e delitti (una drammatica colluttazione è la traccia più evidente), quindi Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (per le frustrazioni letterarie), Un’altra donna (per le conversazioni origliate), Mariti e mogli (per l’irretimento di una donna più giovane, che arrossisce con una battuta identica a quella pronunciata nella commedia del 1992) e, chiaramente, Crimini e misfatti, per il discorso sulla morale. Tuttavia, qui mancano le svolte a cui assistiamo nel primo e nell’ultimo titolo citati, a riprova del fatto che ogni opera dell’acuto autore newyorkese, fresco ottantenne, per quanto rimescoli ossessivamente elementi già presenti nel suo cinema possiede comunque la sua ragion d’essere. Nello specifico, si parla di un professore di filosofia (Phoenix) trasferitosi in un college di provincia (notare l’aspetto disagevole dell’aula in cui insegna) con tutto il suo carico di insoddisfazioni pregresse che ne condizionano pesantemente sobrietà e sfera sessuale. Seduttore “da fermo” di una collega sposata (Posey) e di un’intelligente studentessa anche lei impegnata (Stone), usa proprio costei come musa indiretta per l’organizzazione di un hitchcokiano omicidio. Un gesto irresponsabile per un nobile intento, secondo lui… Ci si sofferma sulla morbosità sociale, però si chiude un po’ alla svelta. Suggestiva la doppia voce narrante, ma occhio ai tempi verbali!

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Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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