Home / CULTURA / CINEMA / Recensione: Qua la zampa!

Recensione: Qua la zampa!

Un’altra pellicola dedicata all’amore a quattro zampe. Dopo l’amatissimo Hachiko e Io & Marley, approda al cinema Qua la zampa! di Lasse Hallström

A Dog’s Purpose, USA, 2017  di Lasse Hallström con Britt Robertson, K.J. Apa, Dennis Quaid, Peggy Lipton, John Ortiz, Kirby Howell-Baptiste, Bryce Gheisar, Luke Kirby

Già autore dello sviante La mia vita a quattro zampe e soprattutto dell’amatissimo Hachiko, Hallström abborda gli umori disastranti del discontinuo Io & Marley innaffiandoli con il tenue spirito di Senti chi parla adesso! (o In fuga a quattro zampe o qualsiasi altro titolo con animali dotati di voice-over) per confezionare un film che cerca dichiaratamente – fin dal trailer – la lacrima facile previo intenerimento.

Un impianto semplice, discendente da un libro di W. Bruce Cameron sceneggiato dalla prettamente televisiva Cathryn Michon, la quale punta perlomeno alla pulizia formale (oggi trascurata).

Partendo dal presupposto che i cani sono soggetti a metempsicosi (a prescindere da razza e sesso), assistiamo alle avventure di Bailey (così viene battezzato al suo “secondo giro”), adottato da Ethan (Gheisar), un ragazzino – con padre frustrato e madre complice – destinato a brillare e a sprovincializzarsi, quando cresce (e ha le fattezze di Apa), grazie allo sport e all’amore di Hannah (Robertson, di solito più incisiva).

Passato a miglior vita, il quadrupede si reincarna prima nella “poliziotta” dal fiuto infallibile che affianca il solitario agente Carlos (Ortiz), poi nel compagno della timida Maya (Howell-Baptiste), per tornare – dopo lo scoraggiante avvio di una nuova esistenza – dalle parti (rurali) del suo vecchio padrone (nel frattempo “diventato” Dennis Quaid).

Ammettiamo che Gerry Scotti, che presta il suo riconoscibile timbro al protagonista (sostituendo l’originale di Josh Gad) si rivela la scelta giusta.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*