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Recensione: Vacanze ai Caraibi

Vacanze ai Caraibi   Italia, 2015  di Neri Parenti con Christian De Sica, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro, Luca Argentero, Ilaria Spada, Dario Bandiera, Maria Luisa De Crescenzo, Cristina Marino

vacanze_ai_caraibi_1Tre episodi incrociati (praticamente non collegati) per sancire il rientro ufficiale del cinepanettone (“Il film di Natale”, urla il lancio scambiato per sottotitolo), da un paio di stagioni non più marcato Filmauro (che adesso punta su Lillo & Greg), bensì Medusa. Ufficiale perché siamo tornati a De Sica (che ribadisce l’affiatamento con l’altrettanto capace e decaduto Ghini e coinvolge l’eccezionale Finocchiaro), all’ambientazione più o meno esotica in periodo festivo (dopo Capodanno, comunque) e soprattutto a una comicità greve, con doppi sensi e rumori corporali. Se il meccanismo divertisse, nulla di male: la volgarità al cinema esiste, e in molti – lo stesso Parenti in testa – hanno dimostrato di saperla gestire. Il problema è costituito da soggetti prevedibili e tirati per le lunghe: lo spiantato che si finge ricco e che, sposando una donna più giovane, spera di “appendere il cappello” presso i facoltosi genitori di lei (ignorando il loro effettivo stato di indebitamento e il loro speculare interesse – in due tempi – per le nozze), l’intellettuale coniugato (un volenteroso Argentero approdato in territorio sconosciuto) che in crociera s’imbatte nella coatta dai gusti semplici (Spada), analogamente maritata, e in preda ad attrazione fatale organizza una litigiosa scappatella, il web-maniaco (Bandiera, un po’ più in parte del solito) naufragato su un’isola in cui non c’è campo. L’insieme evidenzia più che mai una fase di transizione del genere, nella quale si punta a un pubblico più vasto, forse scontentando ognuno.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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