Il balletto “Le Relazioni Pericolose”, ad oggi ripreso e rielaborato, è datato 2015. All’epoca pensato, dal suo creatore Davide Bombana, per il ballet du Capitole de Toulouse ritorna in scena per il corpo di ballo del Teatro Massimo. L’argomento, di natura letteraria e profondamente umana, è quanto mai impervio ed intricato. L’operazione artistica è ardimentosa ed ambiziosa, ma riuscita.
175 lettere, una articolata e compromettente corrispondenza redatta, in rigorosa prima persona, da una variegata compagine di personaggi della società aristocratica francese della metà del settecento. Un labirintico gioco di potere e vendetta, dove il sesso è un’arma pronta a deflagrare sentimenti, onorabilità, sensibilità, consapevolezze e convinzioni. Un temibile groviglio, sono Le Relazioni Pericolose.
Un romanzo corposo, siglato Pierre Ambroise François Chaderlos de Laclos di professione Ufficiale d’artiglieria. Emerge vivido il teatro dissoluto e infido di una società alta, privilegiata, adagiata su un ozio che conduce irrimediabilmente al danno. Un microcosmo altolocato, di retaggio Assolutista, che tra nefandezze, virtù, crudeltà e fragilità scricchiola nel solco della nuova imminente era che tutto muterà, quella rivoluzionaria.
La Marchesa De Marteuil, vedova e ricca, desidera vendicarsi del suo amante, il conte di Gercourt, che l’ha lasciata per chiedere in moglie mademoiselle Cecile Volanges, pura, casta, di nobile lignaggio, appena uscita dal collegio clericale dove ha studiato. Trasportata da una malvagità profonda, sempre ben celata da una patina di passività e disinteresse generale, la Marteuil si serve del suo ex amante il Visconte de Valmont, libertino di professione, sensuale, sfacciato e compiaciuto.
I due tramano orribilmente contro la fanciulla che intanto si è innamorata del giovane insegnate di canto e clavicembalo, il trepido cavaliere Danceny. La furia della Marteuil si incarna in Valmont; questi seduce Cecile e la svergina. Il conte Gercourt desideroso di sposare una illibata non ci pensa due volte a ricusare le nozze. Allo stesso tempo Valmont si innamora perdutamente di una donna sposata, la presidentessa De Tourvel. Pia, devota al marito magistrato, lontano per questioni di lavoro, la Tourvel è una donna serena e dai sani principi. Valmont la conquista venendone totalmente, a sua volta, conquistato. Le lascia addosso mille turbamenti sconosciuti ed un nuovo bruciante sentimento.
La Marteuil però non accetta tutto ciò, dopotutto l’amore autentico è la tomba del libertinaggio. A mezzo di un ricatto sessuale, convince il lussurioso ed orgoglioso Valmont a troncare con la Tourvel, causando di costei il delirio ed una mesta fine per crepacuore. L’ingenuo cavaliere Danceny, intanto, irretito dalla Marteuil sfida a duello Valmont, quando scopre che questi ha compromesso l’amata Cecile. I due si affrontano, Valmont ha la peggio ma prima di morire consegna al cavaliere Danceny la prova scritta della ampissima congiura, l’intera corrispondenza nera tra lui e la Marteuil, chiedendogli come ultimo desiderio di renderla pubblica. Cecile ripara in convento. La Marteuil ne uscirà socialmente distrutta, allontanata con orrore da salotti, ritrovi e teatri, sfigurata dal vaiolo, sarà costretta a fuggire da Parigi.
Lo stesso Chaderlos de Laclos nella prefazione del redattore asserirà che lo scritto non è opera di fantasia ma raccolta, semplicemente sfrondata del superfluo, di una reale corrispondenza completa d’ogni sua parte e dettaglio. Un carteggio che persone a lui note gli hanno consegnato affinché lo rendesse pubblico, a monito delle generazioni a venire. Quasi a lavarsi le mani di quella materia scabrosa.
Così le Relazioni Pericolose, dal sottotitolo divinatorio “lettere raccolte in una società e pubblicate per l’educazione di qualche altra” scioccano, incuriosiscono e divengono un caso letterario, lungo dal 1782 ai giorni nostri.
Immensa e manifesta la fascinazione che un tale gioiello del cerebralismo e del costume francese settecentesco ha prodotto sul talento scaligero di Davide Bombana. L’ispirazione coreografica si rifà alle formule del balletto di repertorio appoggiate tuttavia a modalità espressive drammaturgicamente concrete. Imbevute, queste ultime, d’una tecnica mai banale che spazia nel linguaggio corporeo, minimale e voltato, della contemporaneità coreutica.
Le Relazioni Pericolose del titolo, nella loro verbosità focosa e fastosa, gridata e sussurrata, languida e prepotente divengono disegno e segno danzato e gestuale, dei corpi e sui corpi dei danzatori. Il balletto mostra la perfetta ed efficace riduzione delle mille sfaccettature e sfumature psicologiche dei personaggi.
L’incredibile e colorita vicenda è cesellata su di un ricercato mosaico di composizioni da camera per clavicembalo, ouverture, ariette sinfoniche, suite e sarabande da opere di Rameau e Fahndrich. Ad adattare tali musiche, i loro volumi, fluttuazioni e venature, al danzante dei personaggi in scena, l’orchestra del Massimo sotto la guida del direttore Ignazio Maria Schifani.
La Marchesa De Marteuil pervade della sua strisciante e fosca presenza la figura minuta della Prima ballerina ospite, la argentina Ana Sophia Scheller.
Il personaggio della Marteuil, pungente e centrale, è ben compreso ed interiorizzato dalla danzatrice, dunque, incisivamente restituito sulla scena. L’impostazione corporea che corrobora la prestazione artistica della Scheller, nelle varie sequenze danzate, ricorda il cigno nero dal passo a due del celebre Lago dei Cigni di Petipa; vi si ravvisano una sensualità tanto morbida quanto serpeggiante e sordida alternata ad una destrezza penetrante, proiettata in avanti e superba.
Ana Sophia Scheller dialoga poi magnificamente con il nostro Michele Morelli. In questa produzione eccelso Primo Ballerino nel ruolo turpe e allo stesso tempo contrito del Visconte di Valmont. Il danzatore massimino brilla sulla scena, ne copre le lunghezze con la bellezza delle sue linee e lo slancio dei suoi grand assemblè en tournant. Eclettiche e multiformi le interazioni tra i due coprotagonisti in lift e pas de deux (questi ultimi, a trovar proprio un difetto, nel divenire così mirato e chiaro degli accadimenti narrati risultano inutilmente ripetitivi, una sottolineatura che a lungo andare diminuisce la tensione emotiva).
La Marteuil imperversa su ogni singolo personaggio. La scrittura scenica li vedrà a metà rappresentazione schierati sul proscenio, in fila, seduti su una sedia, come se aspettassero di essere passati per le armi. La funesta nobildonna li avvolge con il suo corpo, li sfida, scuote con rabbia, aizza, raggira, mal consiglia, dileggia. Ne intossica la libertà e l’intelletto onde manovrarne l’esistenza come fossero marionette. Coup de théâtre.
Gli assoli della Marteuil, che ne delineano gli intimi quanto irosi sfoghi, sono corroborati da un sestetto di danzatrici. Violacei alter ego, su vertiginosi en pointe, dell’attitudine feroce e mai paga della donna. La perfetta lettura coreutica delle lucide auto narrazioni, al limite del perverso e disumano, che la Marteuil compie di se stessa nel romanzo.
Antitetica alla marchesa De Marteuil e allo stesso visconte de Valmont, la presidentessa De Tourvel. Personaggio femminile aulico a cui Yuriko Nishihara, ballerina di origine giapponese vera preziosa risorsa del corpo di ballo palermitano, infonde sublime solennità ed una grazia impalpabile. La danzatrice fa di Madame de Tourvel una donna dalla carnalità arrendevole, bambina ma mai lasciva, la filosofia corporea lirica di un cigno bianco (a scontrarsi con la roboante Marteuil e con lo stesso ferino ardore di Valmont). Il delirio finale della donna, quando si vedrà brutalmente abbandonata dal Valmont che ne ha traviato la rettitudine, sarà squadrato, sino ad una morte per abbandono che la fa svanire in una nuvola di fumo e vapore.
L’idea della gioventù spaesata, illusa, ingannata, travolta e irrisa, ovvero Cecile Volanges ed il cavaliere Danceny, è stata invece incarnata dai danzatori Giorgia Leonardi e Alessandro Cascioli. Accattivanti e brillanti performer oltreché danzatori di luminoso vigore e librante allure.
La morte civile della marchesa de Marteuil si consuma nell’abrasione indignata della società nobiliare (gli eccezionali elementi del corpo di ballo in raggiante ed esplosiva formazione). La sua figura è schiacciata e ripudiata con la stessa irruente veemenza usata nelle trame livide del proprio rancore. La Marteuil viene sollevata da alcuni danzatori, e posta sossopra, presentata al pubblico come fosse giustiziata, alla pubblica gogna, per le sue colpe. Mentre il coro massimino, materializzatosi dal buio all’interno del golfo mistico, intona “Fortune, ce n’est pas au prix de tes faveurs -La fortuna non è a costo dei tuoi favori” da Les Indes galantes di Rameau.
Le ultime repliche del balletto Le Relazioni Pericolose sono previste, presso il teatro Massimo di Palermo, il 28 e 29 giugno 2022.