Home / CULTURA / CINEMA / The circle. Recensione dell’inquietante thriller psicologico con Tom Hanks ed Emma Watson

The circle. Recensione dell’inquietante thriller psicologico con Tom Hanks ed Emma Watson

Un thriller psicologico che fa riflettere sull’uso della tecnologia in un futuro prossimo in cui la privacy sarà solo un miraggio. The Circle è tratto dall’omonimo romanzo  e best seller di Dave Eggers

id., USA/Emirati Arabi Uniti, 2017  di James Ponsoldt con Emma Watson, Tom Hanks, John Boyega, Karen Gillan, Patton Oswalt, Glenne Headly, Bill Paxton, Ellar Coltrane

Quanto può diventare invadente la tecnologia? Un tema così attuale, intrinsecamente ed estrinsecamente martellante, è il cuore del nuovo lavoro di James Ponsoldt, autore dell’interessante ma scarsamente limato The End of the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace.

A partire dal romanzo di Dave Eggers, co-sceneggiatore insieme al regista, assistiamo all’ingresso di un’insoddisfatta operatrice di call-center, Mae (Watson), nell’organico di un grande, dilagante social network, all’insegna, ovviamente, della più assoluta – anzi, per via delle circostanze, esemplare – condivisione dei fatti propri. Da un lato è un sistema – di efficacia immediatamente dimostrata – per essere rintracciabili al momento del bisogno e per raddrizzare qualche torto, dall’altro sparisce velocemente (e perlopiù volontariamente) il concetto di privacy, con parecchi annessi e connessi.

Il “democratico” co-fondatore della piattaforma Bailey (un Hanks che va sul velluto), insieme al socio Stenton (Oswalt), esalta con spontaneità la sua danarosa creazione, ma è di controllo delle masse che (non) si sta parlando. Aggiornamento del discorso orwelliano? Più che altro maldestra riflessione sull’incombente rischio di omologazione globale. Argomento semplificato, da trattare meglio, visto che, “dogmaticamente”, un personaggio basilare come Ty (Boyega) entra ed esce indisturbato dal mondo che ha contribuito a creare e che lo ha bandito. Al di là di tutto, meglio Snowden di Stone: lì gli interrogativi appaiono più urgenti. Ultima apparizione di Paxton.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*