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Grandi Sche(r)mi – Uscite del 27 settembre 2018

Crescite difficili e scelte coraggiose (quando non folli) caratterizzano i film in arrivo al cinema. E tornano due grandi autori americani.

Cambiamenti ed evoluzioni nelle uscite al cinema. Creiamo un fil rouge.

Christian Carion dirige il dramma Mio figlio, dove Guillaume Canet, separato da Mélanie Laurent, cerca il suo bambino scomparso. Rapporto con i genitori più evidente per i giovanissimi protagonisti dei film firmati rispettivamente da Rebekah Fortune e Lukas Dhont, Just Charlie – Diventa chi sei e Girl (tratto da una storia vera), ossia Harry Gilby (promessa del calcio che di nascosto indossa abiti da donna) e Victor Polster (che desidera affermarsi nella danza femminile).

Ancora un’adolescente (Bella Thorne) in Sei ancora qui – I Still See You di Scott Speer: in una zona funestata da una catastrofe, s’aggirano tuttora, in forma evenescente, le vittime; una diventa minacciosa… Maggiormente illusorio il mondo in cui Jonathan Pryce, convinto d’essere il cavaliere inventato da Cervantes, trascina – nella nuova visione di Terry Gilliam L’uomo che uccise Don ChisciotteAdam Driver. Costui milita pure in BlacKkKlansman di Spike Lee, vicenda reale d’un agente nero (John David Washington) che negli anni ’70 s’infiltrò nel Ku Klux Klan.

Contro altre convenzioni va Emily Mortimer ne La casa dei libri (regia di Isabel Coixet): nel 1959 apre un bookshop in una bigotta località inglese, incassando il sostegno di Bill Nighy e gli strali di Patricia Clarkson. A una svolta giungono anche gli amanti Castellitto e Ferilli, che in Ricchi di fantasia (di Francesco Miccichè) credono d’aver vinto alla lotteria. Ulteriore inganno è quello di Franck Dubosc, autore e interprete di Tutti in piedi che con la disabile Alexandra Lamy si finge paraplegico.

In sala solo per una settimana tormenti diversi, d’artista, in Michelangelo – Infinito di Emanuele Imbucci, con Lo Verso (Buonarroti) e Marescotti (Vasari). Più documentaristico è La libertà non deve morire in mare di Alfredo Lo Piero, sulle tragiche traversate dei migranti.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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