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Recensione: Attenti al gorilla

Luca Miniero e il riconfermato Frank Matano alle prese con film animalista (quasi) per famiglie, Attenti al gorilla. Non molti i punti messi a segno.

Italia, 2019  di Luca Miniero con Frank Matano, Cristiana Capotondi, Francesco Scianna, Lillo Petrolo, Diana Del Bufalo, Massimo De Lorenzo, Salvatore Misticone, Ernesto Mahieux

Dopo Benvenuti al Sud la carriera da “solista” di Miniero ha conosciuto un pesante impoverimento di contenuti e di stile narrativo (non di incassi, però). Il penultimo Sono tornato, di fatto un remake, aveva qualcosa in più da raccontare, risultando utile per suscitare un dibattito sui nuovi fascismi.

Non era l’inizio di una rimonta, purtroppo, come dimostra questa più recente commedia incentrata su un legale squattrinato, Lorenzo (Matano, proveniente dal film precedente), impuntatosi a difendere uno scimmione (i cui pensieri para-intellettuali sono tradotti dalla voce di Claudio Bisio ma nel cui costume peloso, che rimanda ai tempi di Una poltrona per due o Uomini, è infilato l’esperto mimo inglese Peter Elliott) dallo zoo che lo ospita, rappresentato invece da Emma (una splendida Capotondi), sua moglie, avvocatessa pure lei, in via di separazione e già convivente con il medico Alfonso (Scianna, che dimostra insospettate corde comiche). La causa è vinta, tuttavia il leguleio non può permettersi di spedire la bestia in Africa, così la accoglie avventatamente in casa, per la felicità dei suoi tre bimbi.

Il protagonista si rifà evidentemente ai suoi miti, Pozzetto e (appunto) Bisio, già con lui in Ma che bella sorpresa; tuttavia l’insieme si rivela una sbilanciata accozzaglia di gags verbali e visive (tipo lo spettacolino per intrattenere il primate) che lascia alquanto freddi. Lo scorretto De Lorenzo, fedelissimo del regista, che tiene una “lezione” sui versi degli animali, se la cava benino, Lillo è un po’ sottotono.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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