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Don Pasquale di Donizetti, tra risa e scherzi nel chiostro della GAM

Una felice Prima per il Don Pasquale di Gaetano Donizetti proposto dalla fondazione teatro Massimo nel suggestivo chiostro di Palazzo Sant’Anna Bonet, sede della Galleria d’arte moderna. Un riuscito esperimento di Opera en plein air, parecchio apprezzato dal pubblico.  Qualcosa che, si spera, abbia un seguito nelle future programmazioni estive del Massimo.

 

Don Pasquale, vecchio matto, nuovamente t’han gabbato.  Divertimento, rime e ilarità sono gli ingredienti finemente dosati di quest’opera buffa in III atti, su musica Don Pasqualeda Gaetano Donizetti e libretto di Giovanni Ruffini del 1842. Tassello pregiato ed amato dell’italico genere teatrale, Don Pasquale si libra alto svincolandosi da qualsivoglia obbligo o schema rappresentativo. Del resto la sua trama ed i suoi personaggi, ispirati alla commedia latina e alle maschere della commedia dell’Arte, possono dirsi senza tempo, universali.

Avrà pensato al Don Pasquale in questi termini, lontani dal filologico ambiente dell’Opera, il regista Roberto Catalano. Argutamente ne ha galoppato l’occasione imprimendo alla regia intera un’idea vintage, briosa e cinematografica. 

Don PasqualeDon Pasquale vive gli anni ’50, l’epoca ruggente del boom economico e del technicolor. Catalano lascia un appunto temporale in  salsa “Pane, Amore e..” con rosee sfumature da “Vacanze Romane”

L’ambientazione è originale e di assoluta immediatezza, legata brillantemente ad un’azione quanto mai caratterizzante e allo stesso tempo naturale. La regia si compone dilettevole e frizzante, mettendo risolutamente in luce le peculiarità totali di codesta Opera buffa.

Don Pasquale

Alla polverosa e avida casa borghese di Don Pasquale del I atto si passa alla sfolgorante sovversione dell’ordine, attuata da Norina, che la muta in una purpurea osteria alla romana. Il boschetto del giardino cambiato in un iconico carretto dei gelati, col suo carico di gusti e primi amori.  La realizzazione di Catalano piace e si rivela vincente.

A dar lustro a tal maestria scenico-concettuale, un vivace cast di giovani ed effervescenti artisti della lirica. Sono Anna Maria Sarra (nel ruolo di Norina), Francesco Vultaggio (Don Pasquale), Marco Ciaponi, (Ernesto), Biagio Pizzuti (Dottor Malatesta).

Don Pasquale

La soprano Anna Maria Sarra sfoggia una vocalità agile dalla coloratura fresca ed esuberante. Leggiadra e acuminata nella cavatina di sortita al I atto “Conosco i mille modi dell’amorose frodi”, più romanticamente lirica al III atto. La sua Norina è un piccolo prodigio di civetteria e personalità. Al III atto, si farà omaggio vezzoso alla Sophia Loren del mambo italiano in “Pane, Amore, e..” nel suo abito rosso fuoco, dalla gonna a corolla e la spallina scivolosa sulla generosa scollatura a cuore. Una creazione della costumista Ilaria Ariemme.

Poderosa e ben calibrata la timbrica del baritono Biagio Pizzuti, ben convogliata sul  fraseggio disinvolto e temperamentoso che ben rappresenta il malandrino deus ex machina, dottor MalatestaOltremodo convincente l’Ernesto dipinto dal tenore Marco Ciapponi. Fraseggio cristallino, acuti stilizzati e raffinati e un registro vocale assai aggraziato . Ciapponi fa sognare quando, al chiaro di luna e accompagnato dal coro sospiroso e vivido, intona delicato e perdutamente sentimentale la serenata “Com’è gentil la notte a mezzo april!”.

Baritono d’eccellenza, Francesco Vultaggio, con il suo registro pastoso dalle note cangianti, ha giocato da ottimo ironico caratterista sui difetti (l’avarizia e la gelosia) e le pulsioni mai sopite dell’anziano zio Don Pasquale.

Ha dato luce alla sua reiterata grassa risata e al bofonchiare armonico di sottofondo. Si è lanciato con vigore nelle svariate e necessarie punteggiature d’espressione, così come nei ritmati precipizi in versi e note d’ascendenza rosssiniana (anche se, alle volte, non proprio precisi). Peccato, poi, per le note gravi (più adatte ad un basso pieno) che sommergevano la voce nella linea melodica dell’orchestra. Ma qui il difetto potrebbe imputarsi, anche, alla non perfettissima acustica del chiostro.

Di grande presa sul pubblico la scena al I atto, sull’enfatica cavatina“Ah! un fuoco insolito mi sento addosso”, che vede Don Pasquale prender lezioni di ginnastica da un guizzante personal trainer (il vivace mimo Alessio Barone, anche nel ruolo esagitato del maggiordomo) e far esercizi addominali comodamente seduto su una sedia.

Come un bambino tra le onde d’una musica esplosiva, leggiadra e in divenire il maestro Alberto Maniaci ha diretto l’orchestra del teatro Massimo con estremo fervore fisico. Così facendo Maniaci è riuscito ad estrapolare dalla musica il ribollire, l’impeto e l’allegra maestria buffa donizettiana.

Sul finale, la sera della Prima, un imprevisto della serie “il bello della diretta”. L’Opera va a chiudersi con Norina, finalmente felice, nell’arietta trionfale che corona il sogno d’amore con Ernesto “La morale in tutto questo e assai facil da trovar”. La giovinetta dovrebbe scappar via in mezzo al pubblico, guidando una vespa (un modello d’epoca) con l’innamorato seduto sul retro. Purtroppo però il motociclo non ne vuol sapere e, seppur avviato, si spegne immediatamente dopo. Ride divertita l’artista, ride il pubblico, scattano fragorosi gli applausi. Non è una gaffe da opera buffa, è un bel successo!

ph © rosellina garbo 2018

Repliche, martedì 10 e venerdì 13 Luglio 2018 ore 20:30, presso il chiostro della GAM. Fotografie di Rosellina Garbo.

 

 

 

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

3 commenti

  1. Francesco Vultaggio

    Grazie per le belle parole, però mi preme precisare che non sono un basso d’eccellenza ma un baritono prestato al ruolo arduo di don Pasquale! Grazie ancora

    • Enrico Rosolino

      Gentile Signor Vultaggio,

      Rinnovandole i miei complimenti, chiedo venia per l’incredibile svista.
      Sarà mia premura redigere il tutto.

      I miei rispetti
      Enrico Rosolino.

      • Francesco Vultaggio

        Ma si figuri, grazie a lei ancora per la bella recensione. La mia era solo una precisazione poichè non sono un basso! : -) cordiali saluti

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