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Recensione: Questione di karma

In Questione di Karma l’erede di una ricca famiglia di industriali è convinto di aver trovato la reincarnazione del padre defunto in un truffatore indebitato con mezza città. L’abbiamo visto e recensito per voi

Italia, 2017  di Edoardo Falcone con Fabio De Luigi, Elio Germano, Isabella Ragonese, Stefania Sandrelli, Eros Pagni, Daniela Virgilio, Massimo De Lorenzo, Philippe Leroy

È vero, in Italia per ora si producono troppe commedie. Però fra tante che nuotano nel mare magnum dell’indistinzione qualcuna rivendica perlomeno l’encomiabile intenzione di battere vie diverse.

Prendiamo Falcone, co-sceneggiatore della maggior parte dei film di Massimiliano Bruno (altro nome da sottolineare) e che, dopo i soddisfacenti risultati di Se Dio vuole, torna alla regia (facendosi affiancare di nuovo nella redazione del copione da Marco Martani): non  si può negare che la sua scrittura provi a smarcarsi dalle più viete prevedibilità tematiche.

Poi, è chiaro che una volta presentati i personaggi – pure in questo caso – il loro percorso è segnato; tuttavia, è il congegno narrativo a fare la differenza, la volontà di calciare il “pallone” (che può essere perfino una trama leggera) più lontano di quanto ti aspetti. In tale ottica, servirsi dei corpi attoriali di un De Luigi sapientemente frenato (ricco bamboccione convinto di aver trovato la reincarnazione del padre in un truffatore di mezza tacca)  e di un Germano – appunto il turlupinatore – che necessitava di una fase di levità (pare quasi che s’alleni per l’imminente fiction su Manfredi) significa ulteriormente uscire dagli schemi.

Si ride, si apprezza ogni comprimario (Sandrelli e Pagni, madre ingenua e patrigno sarcastico, Ragonese sorella in carriera, Virgilio moglie stufa, De Lorenzo vicino goffo, Leroy santone disilluso, nonché la desiderata cameriera Valentina Cenni e il temibile strozzino Corrado Solari) e si possono scambiar due chiacchiere a fine visione.

raxam

Essere avvolti dal buio, completamente proiettati verso un grande schermo sul quale si rincorrono immagini oggi squillanti, domani grigie, dopodomani mute, ma sempre in grado di creare cariche emotive più o meno durature, a volte perfino contrastanti. Sensazioni uguali e diverse delle quali Raxam non potrebbe fare a meno e della cui intensità propone la propria analisi. Condivisibile o meno, è comunque l'invito a non dimenticare un rito aggregativo e assai stimolante per la mente, perpetuatosi nonostante tutto per 120 anni: il cinema al cinema. E ragionarci su, o almeno provarci, non guasta mai.

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