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I Puritani al teatro Massimo ed il trionfo di un fulgido primo cast

I Puritani, Opera maestosa di Vincenzo Bellini, torna sulle scene del teatro Massimo di Palermo per 6 repliche. Alla Prima del 13 Aprile 2018 il pubblico palermitano tributa calorose ovazioni ed incessanti applausi ai protagonisti della messa in scena: il tenore Celso Albelo, il baritono Julian Kim e la soprano Laura Giordano.

 

I Puritani debuttò  presso il Théâtre de la comédie italienne  di Parigi nel 1835. Composta da Vincenzo Bellini, su libretto del conte Carlo Pepoli, l’Opera riscosse un enorme successo. Si attirò lodi di celebrità e intellettuali dell’epoca oltreché l’affetto immediato del grande pubblico parigino. “Il pubblico m’ha chiamato a comparire sul palcoscenico e Lablanche ( il basso) ha dovuto, per così dire, trascinarmi fuori la scena, e quasi barcollante mi presentai al pubblico che gridava come un  pazzo”  così in una lettera, il Bellini narrava della Prima all’amico Francesco Florimo .

Purtroppo però, sei mesi dopo quei gioiosi e fortunati eventi, la giovane vita del compositore veniva stroncata da un’irreversibile e nefasta infezione intestinale. I Puritani è dunque l’ultima magnifica creazione del cosiddetto “Cigno di Catania”.

I Puritani, è un’Opera di carattere colossale. Aulica ed immediata, corposa ed eterea, infantile e matura. Un melodramma serio che, però, scivola e rincuora in un lieto fine. Una concessione alla gioia in musica del Romanticismo europeo. Composita e piacevole, poderosa, lieve e sfiancante.

Sulle scene del teatro Massimo di Palermo I Puritani mancava dal 2008. In quell’occasione la regia, nella sua totalità, recava la firma di Pierluigi Pier’Alli. Quella stessa messa in scena è  ripresa, nelle coeve repliche, dal sempre lodevole regista collaboratore Alberto Cavallotti.

Spettacolo di qualità pur nella sua dichiarata estetica tradizionale. La regia pone le anglosassoni vicende dei Puritani e dei rivali politici, gli Stuart, in un tetro dedalo di spesse mura e invalicabili bastioni. Sono luoghi pieni d’armigeri e cavalieri, sui quali pendono (letteralmente) le spade dell’ideologia partitica, della fede e dell’amor patrio. Atmosfere grevi in blu oltremare, grigi splendenti, oscurità profonde e celesti fumé nelle quali, tuttavia, penetrano fulgidi l’amore, il discernimento e la pietà rinfrancando e accendendo i cuori. Come la luce del sole che abbaglia ad un tratto il sottobosco, permeando l’intricato fitto dei rami d’una selva.

Questa la struttura poetica, sottesa agli intenti di regia. Il coro, all’uopo, ne è scenicamente coinvolto facendosi  granitico e quadrato, musicalmente armonico ma vocalmente compatto e sobrio. L’assenza in teatro del Pier’Alli, sembra imporre al Cavallotti misura e rispetto per i canoni del suo lavoro.

Sfuggono, tuttavia, a cotanta compostezza solenne le voci e l’espressività dei solisti. In Primis l’usignolo palermitano, la bruna deliziosa Laura Giordano, che incanta l’intera sala del Basile.

La Giordano fronteggia l’esteso ed estenuante ruolo di Elvira, con puntigliosa coscienza e considerevole stile. La sua vocalità soave e squillante suona perfettamente organizzata nel dilettarsi con perizia sui manierismi della partitura. Si succedono coloriture agilissime, fiati lunghi e sospiri di caratura lirica, levitanti sovracuti, ma anche sfavillii e candide infiorettature, in particolare sulla celebre polacca “son vergin vezzosa”. Il tutto calato in una mimica tenera, partecipata, espressiva, accorta.

“Sul lieto fine dell’Opera, al III Atto, lo slancio di Elvira tra le braccia dell’amato Arturo che sollevandola la fa volteggiare, è stato del tutto improvvisato, ” confessa la stessa Giordano “ed è ben riuscito grazie alla prontezza di riflessi del collega tenore Celso Albelo”.

Il consenso del pubblico per Laura Giordano è unanime e caloroso. La performance è luminosa e degnissima di nota e lode.

Molto applaudite e apprezzate, anche le interpretazioni maschili.

Il tenore Celso Albelo, nel ruolo di Arturo,  ha dato sfoggio d’una vocalità tersa ed aperta, perfettamente in grado di seguire la fluidità melodica suggerita dalla musica di Bellini. Tuttavia, non sono mancati alla sua esecuzione acuti accenti di spinta alla Alfredo Kraus, a volte eccessivamente improvvisi e roboanti. Un vero e proprio ruggito alla stretta finale nel duetto amoroso “Ah caro, vien, ti ripeto, t’amo” del III atto. Reattiva l’immedesimazione nel personaggio via via amorosa, eroica, cavalleresca, dolente ed esultante.

Il baritono Julian Kim, invece, ha lasciato al pubblico il ricordo piacevolissimo della sua vocalità aggraziata e flessuosa – non così ordinaria tra i baritoni – nella cabaletta del I atto “Ah, per sempre io ti perdei”. Kim è stato poi applaudito, questa volta pieno e vigoroso, insieme al basso Nicola Ulivieri (nel ruolo di Giorgio, acuto zio di Elvira) nell’inno di guerra all’unisono “Suoni la tromba, e intrepido tu pugnerai da forte”. Le voci dei due uomini, sostenute vicendevolmente in ritmo e timbrica, in quello che a tutti gli effetti può dirsi una lauda con sprone d’ordine risorgimentale.

L’Opera di per sé commuove, il cast regala grandi emozioni. Ogni singola scena è eloquente, scatena ricordi e singolari impressioni, coinvolge.

C’è il fidanzamento tra Elvira e Arturo, coronato dalla virtuosa aria di sortita del tenore “A te, o cara”, che con impagabile allure romantica vede il cavaliere inginocchiarsi e baciare la mano della sua dama. Lunghissimi e fragorosi applausi a scena aperta hanno seguito questo momento della recita.

E poi ancora Elvira che, credendosi tradita dall’amato, inizia a delirare ricongiungendo la sua figura contrita e confusa alla Giselle del balletto classico. In questo attuarsi, Laura Giordano ha sicuramente lavorato di creatività e nozione. Infine, nella mesta e tetra scena del vaneggiamento di Elvira tra dame di nero velate, sfingi oscure illuminate a mala pena da lumi ad olio, sembra di ritrovarsi tra le pieghe di una pellicola gotica-horror hollywoodiana (si pensi al Crimson Peak di Guillermo del Toro).

I Puritani è, nella sua essenza compositiva, un arco teso, che funge da ponte col teatro d’Opera a venire.

Alla sofferente aria “Ridatemi la speme, o lasciatemi morir” di Elvira si ispirò, in palese rivalità al Bellini, Gaetano Donizetti per la scena della pazzia nella sua Lucia di Lammermoor. Con il ritorno di Arturo ad Elvira, il rivelarsi di lui e la sorpresa di lei, il loro riabbracciarsi  (“Artur..mio ben…oh gioia”/ “Ah mia Elvira”) sull’agitarsi tremulo e discendente dei violini si può prevedere ciò che sarà il ritrovarsi di Alfredo a Violetta ne La Traviata di Giuseppe Verdi. Laura Giordano prende la sua Elvira per mano, le conferisce forza drammatica e levità, e insieme guardano alle altre due eroine del belcanto, come fossero nuove amiche, come a future sfide. Ad maiora, semper.

Repliche ancora il 14, 15, 17, 18, 19 Aprile 2018 presso il teatro Massimo. Nelle date del 14 e 18 vestirà i panni di Elvira la giovane soprano Ruth Iniesta, nelle date del 17 e 19 Aprile  Elvira sarà l’australiana Jessica Pratt. Fotografie di Rosellina Garbo.

Enrico Rosolino

Enrico Rosolino apre il suo cuore al mondo delle arti alla tenera età di 2 anni, allorquando assiste alla proiezione cinematografica del lungometraggio animato di Walt Disney, Biancaneve e i sette nani. Ha inizio così un lungo percorso di scoperta e apprendimento nel variegato e sfaccettato mondo delle arti. Da piccolissimo si appassiona alla recitazione. Negli studi pone molta enfasi e impegno nelle materie umanistiche e, dunque, sceglie un liceo Classico. Durante l'adolescenza si diletta nella lettura ed interpretazione -a voce alta- dei classici greci. A 15 anni si avvicina concretamente al mondo della danza. Prende lezioni di balletto classico per 12 anni, e ad anni alterni segue dei corsi di danza moderna e contemporanea. L'arte coreutica diviene la sua più grande passione e territorio prolifico di ricerca. Si laurea allo STAMS di Palermo, e si specializza al DAMS di Bologna. Nel capoluogo emiliano affina e porta a più completa maturazione le sue conoscenze e il suo senso estetico e critico d'ambito teatrale. Viaggia molto, visita Parigi, New York, Londra, Barcellona, Copenaghen, Boston, Atene e molte altre città del mondo godendo di un approccio diretto e sentimentale con le di loro bellezze artistiche e culturali. Vive attualmente a Palermo e coltiva moltissimi interessi nei più svariati contesti. Da giugno del 2021 è iscritto nell'elenco dei giornalisti pubblicisti presso l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, per Verve si occuperà della rubrica dedicata al Teatro, alla cultura, e agli eventi dal vivo.

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